martedì 26 febbraio 2008

APPELLO: SALVIAMO LA VITA DELLA NUTRIA !

Questo vuole essere solo un primo appello diretto a tutti coloro che hanno un cuore e che mettono davanti i valori della vita a tutto il resto. La NUTRIA (ovvero il castoro sudamericano - Myocastor coypus) è in pericolo di vita perchè l'uomo, sotto forma di una legge che non si basa su prove scientifiche certe e inconfutabili, la vuole sopprimere senza giusta causa ma è mosso solo da tanta disinformazione e superstizione. Se la Regione o la Provinica avessero decretato l'eradicazione dei cani e dei gatti randagi tramite uccisione? non oso immaginare l'opinione pubblica come avrebbe potuto reagire. Invece incolpare la Nutria fa comodo ai contadini (non tutti naturalmente) perchè così ricevono sovvenzioni dallo Stato. Fa comodo a chi ha l'insaziabile desiderio di maltrattare gli animali, visto che le leggi sulla caccia danno fastidio ai cacciatori, quale miglior sfogo quello di poter trucidare degli animali considerati "brutti" e sottovalutati?! Solo perchè la Nutria non può parlare, non piace (e chi lo decide questo?) ed è amorevolmente dolce allora l'uomo si prende il diritto di decidere della sua morte? è questo l'animo umano? è questo l'amore che Dio ci ha insegnato? è con l'odio che si governa il mondo? NO! altrimenti non si è di questo mondo.
Esistono delle leggi internazionali tra cui la dichiarazione dei diritti universali degli animali che proibiscono l'uccisione di qual si voglia forma di vita. La Regione non può andare contro queste leggi.
Ma soprattutto: che razza di Uomini sono coloro che vogliono annientare la vita? non sono nemmeno degni di essere definiti tali. I metodi alternativi ci sono e sono molto ma molto più validi, l'eliminazione fisica non deve neanche passare per l'anticamera del cervello.
NO ALL'UCCISIONE DELLE NUTRIE ! NO ALLA SOPPRESSIONE DELLA VITA !
SI AL LORO RISPETTO E ALLA LORO CONOSCENZA, SI A SCELTE ACCURATE CHE TENGANO SEMPRE PRESENTE IL RISPETTO DELLA NATURA E DI CIASCUN ESSERE VIVENTE IVI PRESENTE.
Fortunatamente le cose si stanno muovendo, sono in contatto anche con alcune associazioni e persone che come me stanno studiando questo adorabile Roditore. Se le cose dovessero complicarsi interverremo entro i limiti della legge. Per qualunque domanda o adesione a questo movimento, scrivete pure.

Il topastro da pelliccia: La vera storia della nutria

A breve in questo blog saranno pubblicati vari articoli riguardanti lo studio che in modo del tutto autonomo e indipendente sto affrontanto nei riguardi nella Nutria. Oggi desidero riportare un articolo ben fatto riguardante proprio il castorino (Myocastor coypus), che potete leggere al seguente link: http://buddyjohannabelushi.wordpress.com/2008/01/26/il-topastro-da-pelliccia-la-vera-storia-della-nutria/ facente parte del blog http://buddyjohannabelushi.wordpress.com/ di Buddy Johanna Belushi che ringrazio con piacere.


la foto è stata scattata dal sottoscritto e fa parte della raccolta di novembre raggiungibile qui: http://www.tursiops-biology.com/novembre_2007.htmTutti sanno cos’è una volpe, un coniglio o un cinghiale. Ma non tutti hanno le idee chiare sulla reale identità della nutria. Dai più viene considerata un grosso ratto di fogna, un mostro portatore di gravi malattie che mai si vorrebbe incontrare. E c’è addirittura chi sostiene che sia un pericolosissimo predatore di gatti. Purtroppo, le convinzioni popolari (e molto poco scientifiche) che riguardano questo grazioso roditore esotico non solo sono imprecise, ma si sono dimostrate letali per la sua permanenza qui in Italia (paese notoriamente accogliente verso le creature “senza pedigree”). Sono sorpendentemente svariati i metodi utilizzati per eliminarla: dalle trappole di cloroformio alle bastonate in testa (della serie “tanto più rozzi siamo, quanto più la natura ci è schiava”), ma penosamente rari i tentativi di seria ricerca scientifica per approfondire le problematiche d’inserimento di questi “turisti per caso” quali sono. Lo Stato non si pronuncia (i problemi ambientali che non sono oggetti di commercio non vengono trattati) e i Comuni e le Provincie hanno adottato una vera e propria politica “fai da te” spesso crudele e spesso inutile. Ma cominciamo dal principio.
Il nome scientifico della Nutria è Myocastor coypus. Nutria o Castorino sono i nomi che derivano dal gergo commerciale utilizzato in pellicceria, ambito per il quale, in America, viene quasi venerata. Insomma, spiacente di deludere i nonnetti che raccontano ai nipotini la favoletta della nutria che ti mangia se fai il cattivo, ma quest’animale non assomiglia affatto ad un ratto (come si può constatare dalle foto inserite nel sito)! Infatti, la Nutria appartiene alla Famiglia Myocastoridae e come suo membro, è sostanzialmente un piccolo castoro dal quale differisce per le dimensioni più modeste, per le abitudini comportamentali e per un’unica sfortunatissima coincidenza con il Mus musculus (il comune topo che invece appartiene alla Famiglia muridae): cioè la coda cilindrica e squamosa anzichè quella piatta e scagliosa del Castor. Qualche dettaglio ancora: la colorazione del mantello è varia, dal bruno dorato al bruno scuro, fino ad esemplari albinotici con il mantello Isabella o color crema; ha lunghi incisivi color arancio e simpaticissimi baffoni argentati (e il suo musetto mi ricorda molto quello dell’ormai bicentenario Giulio Andreotti!); le zampe sono palmate e nelle femmine le mammelle sono poste nella zona latero-dorsale (elementi tipici di creature semi-acquatiche); le dimensioni dei maschi non superano i 60 cm e un peso di 8-9 kg. E ora che s’è detto cos’è, è importante capire da dove proviene e perchè si trova qui.
La Nutria è originaria delle zone subtropicali dell’Argentina e del Brasile Meridionale. Ancor’oggi, in America (soprattutto in Louisiana) viene allevato per la sua pelliccia (altra analogia con il Castoro, anche se quest’ultimo è spesso protetto mentre la Nutria no), problema che non rende facile la sua esistenza nemmeno nel suo Paese originario. Fu introdotta in Italia già dai primi anni del Novecento e il primo allevamento commerciale venne costruito in provincia di Alessandria nel 1921. Il primo di una serie di piccole e medie aziende distribuite in quasi tutte le Regioni che, infervorate dal successo che la pelliccia di Nutria aveva riscosso nel mondo (eh sì, era addirittura una diva!), improvvisarono una difficile iniziativa zootecnica che prestissimo risultò fallimentare. Prima di tutto perchè la “tendenza” per cappelli e cappotti di quest’animale, spacciato spesso per Castoro, svanì abbastanza celermente (diciamo che arrivarono altre specie più fragili e precarie da spellare e quindi più interessanti e redditizie nel campo della moda) e poi perchè allevare animali di cui non si conosce quasi nulla, non è un’impresa facile. Ad ogni modo accadde che verso gli anni ‘80 la richiesta delle loro pelli diminuì a tal punto da costringere la chiusura di queste fabbriche killer e al fine di evitare il costoso smaltimento delle carcasse soppresse tramite eutanasie, vennero rilasciate in massa nell’ambiente naturale. Insomma, private della libertà, sradicate dal loro habitat naturale, brutalmente squoiate per capriccio, immesse in un ambiente a loro estraneo e ora ingiustamente sterminate. Una vergogna. La loro soppravivenza qui in Italia non si è rivelata affatto facile (per rispondere a chi sostiene che come i topi, le nutrie sono indistruttibili) e ci sono voluti settant’anni per giungere all’attuale colonizzazione! Sono presenti solitamente nella aree antropizzate, vicino a fiumi o zone paludose dove hanno dovuto subire importanti modificazioni dei loro ritmi biologici e dove sono troppo spesso accusate ingiustamente di innumerevoli danni all’ecosistema. Il mio intento è quello di sfatare i miti e le credenze popolari su quest’adorabilissimo animale (del quale ho avuto una piacevolissima esperienza) affrontando una ad una le critiche che ne causano, oggi, lo sterminio.
Premetto subito che della vita della Nutria in Italia si sa poco a causa della scarsissima ricerca in merito ( e a causa dello slogan tipicamente umano “prima ammazziamo e poi ci chiediamo il perchè”) ma i risultati certi di cui disponiamo attualmente (effettuati da veri biologi attraverso un serio metodo sperimentale), non hanno rivelato nulla di preoccupante, nemmeno per quanto riguarda l’interazione con altre specie autoctone. Ad esempio, sussisteva il timore di una relazione negativa tra Nutria e Lontra, cosa assolutamente improbabile in quanto la Nutria è VEGETARIANA (e si nutre di piante acquatiche e alghe!) mentre la Lontra è CARNIVORA: caratteristiche che escludono una qualsiasi competizione tra le due specie. Inoltre, essendo la Nutria una creatura crepuscolare, ha una vista poco sviluppata, particolare che la rende timorosa e diffidente (e non la possiamo biasimare visto il trattamento che le abbiamo riservato) suscitando l’errata credenza che si tratti di una bestiola aggressiva. Grave errore! Infatti la nutria è una creatura molto docile, tanto che negli U.S.A. è diventata un normalissimo animale da compagnia (esattamente come usiamo tenere in casa furetti, cincillà e conigli nani). Ancora: spesso si sostiene che la Nutria abbia ritmi produttivi simili a quelli del Topo, e pertanto sussista il rischio di una sovrappopolazione della specie (e per evitare questo, vengono dispersi nell’ambiente pesticidi e bocconcini velenosi pericolosi non solo per la Nutria ma per qualsiasi altro animale: quando l’uomo si crede “cieco dispensator dei casi” combina più danni di chiunque altro). Ed è un’altra convinzione imprecisa e superficiale basata sul nulla. Infatti, ogni femmina di nutria può partorire solo due volte all’anno dai 2 ai 4 piccoli dopo una gestazione di 130 giorni; e nel caso di un aumento eccessivo della popolazione, il tasso riproduttivo si abbassa, cosicchè il numero dei figli per parto diminuisca drasticamente. Inoltre, essendo un animale esotico, ha un grave problema nell’affrontare l’inverno del nostro Paese, periodo nel quale la mortalità giovanile è praticamente totale e anche molti maschi adulti muoiono per necrosi da congelamento dell’estremità corporee (credete ancora che gli serva un aiutino per morire di più?).
Ma ora giungo alla nota dolente, il motivo che ha spinto molte Province e Comuni ad “autorizzarne” lo sterminio e a fomentare nella popolazione l’antipatia verso la Nutria: quest’ultima infatti, viene additata come causa di alcuni danni ai sistemi idraulici e alle coltivazioni. E, come se non bastasse, viene considerata serbatoio di malattie infettive gravi come la leptospirosi o di altre forme microbiche d’importanza zootecnica.
Per capire come stanno realmente le cose, bisogna premettere che il rimborso concesso agli agricoltori per danni climatici o infestazioni è alto. Si dovrebbe prima di tutto riconoscere a livello assicurativo anche i danni causati da certe specie animali, come già avviene all’estero (ma in Italia la soluzione più facile e pratica è sempre quella di eliminare). Tuttavia, non ci sono stime corrette e realistiche dei danni effettivamente provocati dalla presenza di Nutrie. Le rivendicazioni degli agricoltori, nella maggior parte dei casi, non trovano riscontri sul campo e sussiste la pessima abitudine di denunciare danneggiamenti dovuti ad altri motivi, come causati dalla famelicità presunta di questi roditori (e spesso pretendendo il rimborso). Certo, qualche agricoltore avrà realmente avvistato la Nutria nei pressi delle sue coltivazioni, ma questo accade perchè si trova costretta ad allontanarsi dalle sponde per sfuggire all’insidie di Volpi, Gatti selvatici, Faine, Cani vaganti, Poiane, Gufi reali e Aironi cenerini (ma anche da pesci predatori come il Luccio e il Siluro) da cui sovente viene uccisa. La sua alimentazione consiste nella pastura di alghe, ninfee, castagne d’acqua, germogli di cannuccia d’acqua o steli floreali. In certi casi viene privata della possibilità di cibarsi a causa delle operazioni di scavo degli alvei del fiume (peraltro, tramite mezzi meccanici a fortissimo impatto ambientale) che la costringono a spostarsi e nutrirsi di radici, tuberi o rizomi (a volte di Mais) ma si tratta solamente di un’evenienza RARA.
Bisogna ricordare anche che il disturbo che il Myocastor arreca alla nidificazione di uccelli in cova è infinitamente minore rispetto a quello causato dalla presenza dell’essere umano, con i suoi mezzi meccanici, la caccia, la pesca e l’inquinamento che egli stesso crea! Nei Paese d’Oltralpe la Nutria è ritenuta fauna tipica e non è assolutamente temuta (proprio per la sua diffusione limitata a causa dei freddi inverni) : gode di una pacifica convivenza sia con l’uomo che con le altre specie e, guarda caso, nessuno l’accusa di creare disturbo alcuno. Del resto, non solo la rigidità dell’inverno, ma anche un lungo periodo siccitoso ne causa una rilevantissima selezione numerica! Non sono nemmeno pericolose per l’uomo! Infatti, gli studi effetuati fin’ora hanno rilevato un dato inequivocabile: la presenza di diverse forme di Leptospire è bassissima e paragonabile a quella di altri comuni animali selvatici, ma sicuramente inferiore rispetto al topo! E di certo fungono meno da serbatoio di vettori microbici rispetto ad animali come cinghiali e conigli.
Insomma, che altro dire? Anche quando cedono gli argini dei fiumi si accusa la Nutria. E invece di considerare la situazione pedologica e geologica del territorio in questione (che è la reale causa di frane e cedimenti), cronisti e giornalisti straparlano di presunti effetti d’inesistenti tunnel costruiti da questi roditori. Vediamoci chiaro: le Nutrie non scavano tane profonde come il Tasso o la Lepre, ma al massimo piccole buche dove le femmine possano partorire e custodire la prole.
Sorge spontanea una domanda: la nutria è un problema reale o un pretesto per rispondere alla necessità di molti agguerriti cacciatori in costante ricerca di prede che non costino la galera e non si debbano comprare?
Consiglio una riflessione. Ed è proprio l’uomo la principale causa di morte di questi tenerissimi castorini. Sia per metodi indiretti (pesticidi, inquinamento dell acque), che per metodi diretti: in Lombardia n’è stata decretata l’eradicazione dal ‘93, ordinanza riconosciuta ILLEGALE dall’INFS che, però, non ha impedito la prolificazione di questi orrenderrimi provvedimenti in tutt’Italia. Il documento dell’INFS ricorda che i sindaci non possono intervenire con tali rimedi se non viene comprovato l’urgente pericolo socio-sanitario, “cosa ancora tutta da comprovare per la Nutria”, come recita il testo (Prot3502/T-A24, punto 6.2.4, 11.07.2000).
A confermare la scelleratezza di queste istanze di abbattimento, ci sono tutte le ricerce scientifiche a proposito (di cui segnalate in bibliografia) che aborriscono con chiarezza lo scempio adottato da molti comuni italiani. Ma allora perchè questa carneficina continua ad avere luogo? Domanda ovvia, dopo aver letto questo testo (mi auguro). Per rispondere in modo esplicativo, riporto un commento di Corrado Teofili del WWF Italia - sezione Conservazione Ecoregione Mediterraneo Centrale- che esordisce con affermazioni incresciose per la posizione che rappresenta (il WWF è nato per tutelare tutte le specie, non per selezionarle!): “Sono degli animali esotici che andrebbero eliminati fisicamente. Alcuni scelgono di adottare tecniche indolore e si servono per questo del cloroformio. Spiace anche a noi l’idea di uccidere animali che, comunque, come individui sono incolpevoli, ma la loro tutela implicherebbe la scelta di non tutelare tutte le altre specie animali e vegetali che subiscono il loro impatto”. “Conta più una Nutria”- si domanda Teofili (che non ha null’altro di meglio da chiedersi) “oppure una Folaga?Per chi si occupa di conservazione, anche se la cosa non è equivalente al pensiero di tutto il wwf, la risposta è semplice: vale di più la ‘cosa’ che ha, da un punto di vista naturalistico, più diritto di persistere in un certo ambiente. E quindi, viva il canneto ed abbasso le nutrie, o se vuoi, viva la natura e abbasso l’animalismo”
Leggere quest’intervista mi ha nauseato. Ma può un membro di una celeberrima associazione animalista qual’è la WWF esprimersi in questo modo abominevole? Non lo so Mi limito a criticare la parte che riguarda questo mio articolo. Preciso che la Folaga NON e considerata una specie a rischio (la sua diffusione è ben più notevole della Nutria), è un uccello che nidifica anch’esso vicino a fiumi o paludi e le sue uova non sono assolutamente distrutte dalle Nutrie (le quali, delle uova altrui, se ne infischiano altamente, giacchè hanno questioni più gravi da risolvere). Inoltre, con la Nutria condivide solo l’habitat! Per il resto, si nutre di molluschi, piccoli pesci e crostacei (niente in comune con il Myocastor, dunque) e le sue uova sono sicuramente più protette dei piccoli di Nutria, grazie algli ingegnosi e robusti nidi galleggianti nel folto della vegetazione costruite da questi splendidi uccelli tuffatori.
Signor Teofili, personalmente non la conosco, ma credo che Lei debba attentamente rivedere le sue posizioni circa quest’incolpevole e bistrattato animale, il quale non merita assolutamente le sue agghiaccianti considerazioni. Consiglio ai lettori di informarsi bene prima di aderire al queste campagne di massacro e mi auguro vivamente che molti di voi possano unirsi a me in difesa del Myocastor. Penso che sia doveroso.
Buddy J. Belushi

Bibliografia:
Letteratura
Abbas A., 1988 - Impact du ragondin (Myocastor coypus Molina) sur une culture de maïs (Zea mays L.) dans le marais Poitevin. Acta Oecol.\Oecol. Appl., 9: 173-189.
Abbas A., 1991 - Feeding strategy of coypu (Myocastor coypus) in central western France. J. Zool. Lond., 224: 385-401.
Arcangeli G., 2001 - Problematiche sanitarie legate alla presenza della Nutria (Myocastor coypus - Molina, 1782). Atti Conv. Naz. Il controllo della fauna per la prevenzione di danni alle attività socio-economiche. Vercelli, 8-9 maggio 2001.
Arcangeli G., Casati D., Zanellato G., Mutinelli F., 1997 - Stato sanitario della nutria selvatica (Myocastor coypus, Molina. ODV 1: 46-50.
Baker S. J., Clarke C. N., 1988 - Cage trapping coypus (Myocastor coypus) on baited rafts. J. Appl. Ecol., 25: 41-48.
Balestrieri A., Remonti L. & Prigioni C., 2002 - Stato delle conoscenze sulla nutria (Myocastor coypus) in Lombardia e problematiche di gestione. Atti Conv. Naz. La gestione delle specie alloctone in Italia: il caso della nutria e del gambero rosso della Louisiana - Firenze, 24-25 settembre 2002.
Batini G., 1981 - Il fiume dei castori. In: La fauna in Toscana. Ed. Bonechi, Firenze. pp.92.
Bertolino S., Gola L., Perrone A., Bollo E., Modica M., 2001 - Esperienze di controllo della Nutria Myocastor coypus nel Parco del Po tratto vercellese - alessandrino. Atti Conv. Naz. Il controllo della fauna per la prevenzione di danni alle attività socio-economiche. Vercelli, 8-9 maggio 2001.
Boitani L., D’Antoni S., De Stefano R., Reggiani G., Spada F., 1994 (Abstracts) - Preliminaries observations on effects of feeding habits of the coypu (Myocastor coypus) on natural plant communities and crops. I° Convegno Italiano di Teriologia, Pisa.
Brown L., 1975 - Ecological relationships and breeding biology of the nutria (Myocastor coypus) in the Tampa, Florida area. J.Mammal, 56: 928-930.

La letteratura continua all'indirizzo: http://buddyjohannabelushi.wordpress.com/2008/01/26/il-topastro-da-pelliccia-la-vera-storia-della-nutria/

Uno sguardo alla Natura: LA NUTRIA

La Nutria
(Myocastor coypus)



Girando in bicicletta o percorrendo a piedi le strade del Parco Agricolo Sud Milano è possibile notare una grande varietà sia di piante che di animali. Un animale che mi ha colpito molto, che ho osservato e attualmente sto studiando è la Nutria. Ma chi è esattamente la Nutria? Scopriamolo insieme!
La Nutria (Myocastor coypus), comunemente chiamato “castorino” è difatti un castoro argentino o, per essere precisi, sudamericano in quanto è una specie che vive in Brasile, Argentina, Perù e altre zone del Sud America. Appartiene quindi all’ordine dei Roditori.
Fu importata in Italia per la produzione di pelliccia (il “famoso” castorino) ma siccome intorno agli anni Ottanta la richiesta di queste pellicce diminuì sempre più, quasi tutte le aziende furono costrette alla chiusura e, onde evitare i costi di abbattimento di questi poveri animali, molti individui furono liberati e così colonizzarono diversi ambienti naturali [1].
La Nutria è un mammifero roditore dalle dimensioni modeste. Gli esemplari adulti possono raggiungere i 60 cm di lunghezza coda esclusa e un peso di circa 10 chili. Presenta una lunga coda cilindrica, rivestita con pochissimi peli ed è lunga tanto quanto l’intero corpo. Il colore del mantello è generalmente bruno scuro ma non è raro osservare esemplari grigi o con varie tonalità di marrone. Possiede orecchie piccole, lunghi e numerosi baffi bianchi o argentei. La dentatura consiste di 8 molari e 2 incisivi per arcata. Questi ultimi in particolare sono molto forti e rivestiti da uno smalto color arancione. Le zampe sono pentadattili e quelle posteriori sono palmate in quanto la nutria è un animale prevalentemente acquatico. A riprova di ciò infatti le femmine presentano le mammelle in posizione latero-dorsale e questo è dato dal fatto che la prole viene allevata in acqua.
Sotto l’aspetto ecologico la Nutria, in base alle ricerche effettuate e alle mie osservazioni personali, non crea preoccupazioni per quanto riguarda l’interazione con le altre specie autoctone e che condividono lo stesso habitat.
La dieta della Nutria è prettamente vegetariana in quanto si basa su piante acquatiche, varie erbe, radici, tuberi, frutti (in particolare le ghiande). Generalmente tendono a nutrirsi della vegetazione presente in prossimità degli argini dei corsi d’acqua.
Diamo ora uno sguardo alla sua etologia. Nonostante sia un animale prevalentemente crepuscolare non è raro trovarlo in pieno giorno nuotare nei corsi d’acqua o vicino a qualche campo per cibarsi di erbe e radici. Possiede un udito e un olfatto eccellenti ma una vista debole e ciò lo rende molto diffidente e timoroso. L’unica sua difesa è la fuga verso l’acqua dove è a suo agio e al riparo dai pericoli.
Di indole molto docile, non è assolutamente aggressivo tanto che in America è anche considerato come animale da compagnia.
Le femmine sono fertili durante tutto l’anno e possono avere 2 gravidanze l’anno in quanto la gestazione ha una durata di circa 130 giorni e i cuccioli vengono svezzati a 3-4 settimane dalla nascita. Il numero di cuccioli per gravidanza varia mediamente da 2 a 6. Le Nutrie sono in grado di autoregolarsi infatti se le risorse territoriali o alimentari sono scarse, le cucciolate diminuiscono drasticamente di numero.
Le Nutrie, in particolare i cuccioli, sono prede di diversi animali tra cui lupi, faine, volpi, gatti selvatici, cani randagi, uccelli rapaci come nibbi e poiane e anche di aironi. Anche pesci come lucci e siluri sono una seria minaccia per questo animale.
La società delle Nutrie inoltre presenta una competizione territoriale molto forte, femmine e maschi cercano di difendere il proprio territorio scacciando gli intrusi anche se sono parte di uno stesso gruppo. Altri fattori che risultano pericolosi per la Nutria sono il freddo invernale (letale per i cuccioli e per i maschi erranti) e l’uomo sia direttamente, con i veleni, che indirettamente a causa delle automobili. In quest’ultimo caso infatti la Nutria avendo una vista poco sviluppata non riesce per tempo ad accorgersi del pericolo umano imminente.
Analisi effettuate presso gli Istituti Zooprofilattici su carcasse di Nutria hanno evidenziato una bassissima frequenza di positività a forme di Leptospire o tuttalpiù paragonabile a quella normalmente riscontrabile in altri animali selvatici presenti nei medesimi territori. [1]
La Nutria non è un animale autoctono ma è stata in grado di adattarsi molto bene al nostro ecosistema. Essendo un animale ha tutti i diritti di vivere e i disagi che può causare in alcune situazioni sono decisamente minori in confronto a quelli che fa l’uomo quotidianamente nei riguardi della Natura.
Oggi, in base alla Legge 157/92 sul prelievo venatorio, qualunque nucleo di animali che sia insediato stabilmente in un territorio è da ritenersi selvatico e quindi sottoposto a tale legge; il Myocastor coypus non compare tra le specie cacciate [1].
Per qualunque informazione riguardante questo roditore e non solo, potete trovarmi sul “Forumbio – il Forum sulla Biologia” all’indirizzo: http://biologia.forumcommunity.net/ . Oppure sul blog http://naturabuccinasco.splinder.com/ . Desidero ringraziare il sito [1] www.centrostudiarcadia.it/Myocastor%20coypus.htm per alcuni utili approfondimenti.

IL BLOG ITALIANO SULLA NUTRIA (COYPU - Myocastor coypus)

NOME: Myocastor coypus
LUOGO: Pianure Italiane
DESCRIZIONE: Mammifero, Roditore, è un CASTORO sudamericano importato in Italia per la sua pelliccia (il "famoso" castorino). A causa dei fallimenti delle piccole imprese di pellicce, le nutrie sono state liberate per evitare i costi di abbattimento degli animali.
Questo blog ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla vera realtà della Nutria e di valorizzare questo dolcissimo animale.

Il blog sulla Nutria e' curato da scienziati, ricercatori indipendenti e appassionati di questo meraviglioso Roditore. Tutti gli articoli sono sempre corredati da prove e dimostrazioni di quanto viene qui asserito. Le informazioni presenti in questo sito sono corroborate da letteratura scientifica nazionale e internazionale tra cui ISPRA e Ministero dell'Ambiente.
Questo blog è di esclusiva natura biologica, scientifica e faunista, NON è da considerarsi animalista e chi lo individua secondo questo aspetto lo fa in malafede. Chi entra o partecipa a questo blog prende atto implicitamente delle regole qui in vigore.

Le informazioni qui pubblicate sono frutto del lavoro incessante e volontario di scienziati ed esperti del settore (come l'amico biologo Samuele Venturini, appassionato di nutrie appunto che ci offre sovente la sua preziosa e gentile consulenza senza chiedere nulla in cambio, spinto solo dall'amore verso la Natura). Questo non è un sito animalista ma tecnico-faunista e non è contro la caccia in quanto tecnica di gestione venatoria ma appunto contro i criminali che infrangono la Legge. Chiunque non intenda quanto scritto si deve considerare in palese malafede e non sarà preso in considerazione. Il lettore intelligente sa farsi le proprie giuste opinioni. E' probabile che alcuni soggetti interpretino male quanto scritto ma noi diciamo "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire" e non ci curiamo di loro, ma guardiamo e passiamo.

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO DEL 18/01/2010
Abbiamo appreso che qualche sito (di caccia) ha diffamato un nostro amico. Questo è un evento increscioso che denota molta malafede e ingenuità. Con questa comunicazione vorremmo ricordare che la gestione di questo blog è curata da un gruppo di persone che si avvalgono della consulenza e collaborazione di scienziati (biologi come il dott. Samuele Venturini, veterinari e naturalisti). Questi ultimi non sono i responsabili di quanto viene scritto qui per cui ogni tentativo di screditare questo blog insultando e calunniando persone oneste è davvero riprorevole. Il fatto di aver citato il nome di questo nostro amico, come ringraziamento per il suo supporto, che è stato poi ingiustamente preso di mira da qualche "bullo" di turno ci ha spinto a rimarcare quanto qui sopra scritto.
Nonostante tutto auspichiamo nella correttezza civile, morale e legale dei siti in questione di rimuovere le illazioni scritte.

SI PREGA DI CITARE LA FONTE ( http://nutria-myocastor.blogspot.com ) OGNI QUAL VOLTA SI FACCIA USO DEL MATERIALE QUI PRESENTE. E' FATTO ESPLICITO DIVIETO DI ENTRARE, LEGGERE O CITARE IL QUI PRESENTE BLOG AI SITI DIFFAMATORI DI CACCIA.
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martedì 12 febbraio 2008

S.O.S. - NUTRIA

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Hai trovato o salvato una Nutria e non sai come accudirla?
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