Alcuni paragrafi tratti dall'introduzione di uno studio effettuato dal Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio. Per maggiori informazioni in merito alla corretta interpretazione di quanto scritto e dei dati si prega di contattare il curatore di questo sito.
RICCARDO PETRINI, ALESSIO BARTOLINI & EMILIA VENTURATO
La nutria (Myocastor coypus)
Quaderni del Padule di Fucecchio n. 1 (2001): 173-199
La nutria (Myocastor coypus) è un roditore originario del Sud America introdotto in Europa agli inizi del 1900 (LEVER 1985) per la produzione della pelliccia, il cosiddetto castorino. Nel corso dei decenni la fuga e la deliberata liberazione di numerosi esemplari, per il venir meno della convenienza dell’allevamento, ha portato alla costituzione di popolazioni selvatiche in molti paesi europei. A causa della notevole adattabilità della specie, dell’elevato tasso di natalità e della pressoché totale assenza di predatori, le nutrie si sono spesso diffuse in maniera dilagante.
Animale semi-acquatico e di abitudini in prevalenza notturne, la nutria ha mostrato una notevole capacità di adattamento ad un’ampia gamma di ambienti di acqua dolce e salmastra: paludi, laghi, lagune e corsi d’acqua a lento scorrimento. Si insedia preferibilmente nelle zone con ricca vegetazione, spingendosi anche lontano dalle rive in cerca di cibo o durante gli spostamenti tra diverse zone umide. Preferisce le zone di pianura, ma può spingersi anche oltre i 1000 metri di quota (WOODS et al. 1992). Può raggiungere un peso di 8-9 kg ed una lunghezza totale di 80-100 cm. Prevalentemente erbivora, la nutria ingerisce quotidianamente
l’equivalente del 25% del suo peso sotto forma di vegetali freschi (GOSLING 1979). La dieta comprende parti epigee e radici di piante acquatiche (Phragmites, Typha, Sparganium, Nynphaea, ecc.) e coltivate.
La nutria si trova a suo agio sia sul terreno sia in acqua; in caso di pericolo tende tuttavia a fuggire attraverso i corpi idrici, dove può immergersi per alcuni minuti e scendere a vari metri di profondità. Trascorre i periodi di inattività in giacigli di materiale vegetale nascosti tra la vegetazione riparia, oppure all’interno di tane scavate nelle rive.La specie è territoriale e scarsamente gregaria, anche se in alcune aree sono state osservate popolazioni strutturate in clan, fra individui aventi generalmente legami di parentela . I giovani maschi abbandonano precocemente il territorio dove sono nati e possono compiere ampi spostamenti alla ricerca di aree ove sia minore la competizione territoriale. Le femmine al contrario si spostano meno, e spesso i territori di diverse femmine tendono a sovrapporsi (GOSLING 1977, MICOL 1991b).
A parte la volpe, che può attaccare anche subadulti, le altre predazioni, riferibili a uccelli da preda e a carnivori terrestri, sono a carico dei giovani.
In Italia la nutria ha iniziato a diffondersi con popolazioni selvatiche soprattutto a partire dalla metà degli anni ’70. Le popolazioni più consistenti si hanno attualmente nella parte centro settentrionale della penisola, mentre nelle regioni meridionali la specie è presente con pochi nuclei isolati.
In Toscana è presente allo stato selvatico fin dalla metà degli anni ’60. Le prime popolazioni riproduttive si sarebbero formate lungo il corso dell’Arno a seguito di una massiccia liberazione di animali da parte di un grosso allevamento avvenuta in occasione dell’alluvione del novembre del 1966.
Nella maggior parte dei casi inoltre l’ingresso della nutria, così come di altre specie alloctone, si innesta in un quadro già compromesso a causa di processi di trasformazione in atto (per esempio l’interramento, l’inquinamento, ecc.) che mettono seriamente a rischio la sopravvivenza delle emergenze botaniche e faunistiche notevoli.
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