Si riporta l’abstract di uno studio eseguito in Pianura Padana. Insieme ad un altro studio che proporrò prossimamente, viene dimostrato ulteriormente come le nutrie non causino impatti devastanti ma molto localizzati e risolubili; come le nutrie non siano una causa ma solo una conseguenze delle cattive azioni umane; di come i piani di abbattimento siano inutili e inefficaci oltre che dispendiosi. Proprio l’uccisione indiscriminata di questi animali (che ricordiamo viene fatta solo per soddisfare quasi esclusivamente i capricci delle lobbies venatorie) favorisce il loro aumento numerico e il conseguente impatto ambientale.
Si incoraggiano le Amministrazioni a non cedere o farsi abbindolare dalle finte elucubrazioni di matrice politico-economica delle lobbies venatorie appunto, ma di investire le finanze in opere di gestione territoriale e faunistica da parte di veri scienziati (biologi, zoologi, faunisti, etc. indipendenti e senza conflitti di interesse). Solo così si può riprendere la fiducia della popolazione ormai stanca delle prese in giro di quel gruppo di individui che ragiona solo con la violenza e il piombo.
PRIMI DATI SULLA POPOLAZIONE DI NUTRIA (MYOCASTOR COYPUS) IN UN’AREA COLTIVATA DELLA PIANURA PADANA, LA VALLE DEL MEZZANO (FE)
di PAGNONI G.A., SANTOLINI R.
Nel Ferrarese si stimano le maggiori concentrazioni di Nutria Myocastor coypus della regione Emilia Romagna, pari a una popolazione di almeno 36000 individui. In questo lavoro, per l’analisi della struttura di popolazione si è scelto un’area di 40 ha rinaturalizzata a zona umida. Dal marzo 2003 al maggio 2004 sono state condotte 12 sessioni di cattura di circa una settimana ciascuna con gabbie. L’analisi dell’età é stata basata sul peso secco del cristallino. Nel Mezzano, i giovani (età < 8 mesi) sono risultati il 56% della popolazione e la coorte più rappresentata è quella degli individui con età compresa tra i 2 e i 4 mesi. L’età media di tutti gli individui catturati, calcolata secondo Cossignani e Velatta, è di 0,76 mesi superiore a quella stimata secondo Gosling e collaboratori. Visto il basso errore (3% dell’età massima), il metodo risulta sufficientemente adatto per analisi di tipo gestionale. Si nota una leggera differenza in peso tra maschi e femmine: 5 e 6 kg le classi più frequenti per le femmine a causa dell’elevata percentuale di individui gravidi, 4 e 5 Kg per i maschi. L’indice di condizione (IK) varia tra 34,1 a 45,2, con minimi nel periodo invernale e massimi nel periodo primaverile-estivo in conseguenza delle migliori condizioni ambientali e della maggiore disponibilità trofica. Mediamente oltre il 75% della popolazione femminile è in stato di gravidanza e tra marzo e giugno si raggiunge il 100%. La maggior parte dei parti avviene in tarda primavera ed estate ed un secondo picco si verifica all’inizio dell’inverno in relazione alle caratteristiche ambientali e alle condizioni meteorologiche. La dominanza maschile è evidente negli embrioni (M/F=1,23:1) e nelle classi giovanili (< 8 mesi, M/F=1,47:1). Col passare del tempo il rapporto sessi diviene paritario (negli adulti ≥ 8 mesi M/F=1,04:1) e nelle classi più anziane (>12 mesi) si comincia a vedere la preponderanza delle femmine con M/F=0,53:1. La porzione dei giovani della popolazione e la bassa percentuale di maschi nelle classi adulte sono probabilmente conseguenze della intensa pressione dei piani di limitazione. Ciò induce a considerare che un fattore limitante quale un’azione di contenimento, sia più efficace nel momento di crisi della popolazione, quale un inverno particolarmente rigido, in cui effettuare una forte e duratura pressione di selezione.
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