giovedì 10 aprile 2008

Il caso Nutria: "Etica o Estetica"? - lettera tratta dal sito www.bairo.info

Egregi signori
Mass media e politici forse non sanno che i Parchi italiani guidati dai loro Centri di etica ambientale, abbattono, contengono, eradicano, in una parola, uccidono specie giudicate dannose perchè alloctone, aliene, esotiche.
Lo fanno con il parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica il quale però, mentre si pronuncia a favore dello sterminio della nutria, non altrettanto alacremente si pronuncia contro l'introduzione dei cinghiali dall'est Europa (anch'essi alloctoni) che procurano quell'inquinamento genetico proibito dalla legge 157.
Il Parco del Mincio e la Regione Lombardia promuovono, attuano e divulgano il loro piano di soppressione delle nutrie. ( link rimosso da me, scrivero' un articolo a riguardo. )
Gli eufemismi con cui si maschera la brutalità dell'uccisione di questi mammiferi sarebbero ridicoli se non fossero invece, per noi, tragici.
Si vuole estirpare un animale perchè ha avuto il torto di essere importato dall'America per essere trasformato in pelliccia.
Ha avuto il torto di non essere più richiesto sul mercato e quindi liberato da quegli stessi allevatori che, tanto incoscientemente, con l'approvazione di tutti, lo avevano italianizzato (prigioniero di gabbie, costretto a una breve e orrenda vita seguita da altrettanto spietata morte).
Tutto ciò viene chiamato etica anzichè convenienza.
Convenienza di coloro che indirizzano la Natura, che stabiliscono l'ordine a cui deve assoggettarsi e impongono le regole a cui deve soggiacere dopo che quelle sue proprie intrinseche sono state ampiamente stravolte e inquinate dagli interessi umani.
Intanto se la nutria ha occupato "con successo le nicchie ecologiche lasciate vuote da altri animali " come si dichiara sul sito del Parco, come si può contemporaneamente sostenere che abbia recato disturbo ecologico ad altri animali che non ci sono mai stati o non ci sono più, per esempio la lontra?
Si parla anche dei danni ai campi coltivati in prossimità dei fiumi. Ma quanto lontano dalla riva può spingersi un animale rigorosamente acquatico?
Certo si parla anche della "castagna d'acqua" che ha subìto una forte limitazione in quanto la nutria se ne ciba. Ma la castagna d'acqua occupa lo stesso piano nella piramide della vita? La sua sofferenza, la sua morte, può essere - dal punto di vista etico - paragonata a quella di un mammifero?
Inoltre, il Parco del Mincio, nell'elenco dei problemi per sostenere il suo progetto modello di contenimento, non tralascia di sottolineare quello dei "rischi di ordine sanitario". Argomento di grande impatto sull'opinione pubblica. Due righe dopo però, si precisa che "se si esclude la possibilità, non ancora dimostrata, di trasmissione di malattie, l'animale non è pericoloso per l'uomo".
Per contrasto, in un articolo de Il Tirreno 7 dicembre 2004 (?) si legge che "le nutrie sono tra i maggiori responsabili della diffusione della leptospirosi e della rabbia..." ma sul sito Parchi della Lombardia Parco Oglio sud la nutria è riabiltata in quanto a leptospirosi (di rabbia non se ne parla neppure): "rispetto alla leptospirosi si è forse ingigantito il problema, infatti le analisi effettuate finora, non hanno provato assolutamente nulla".
Le incertezze e le contraddizioni sono prevedibili perchè, essendo la nutria un animale proveniente da altro continente, non è disponbile e facilmente reperibile, una sufficiente quantità di notizie sulla sua etologia.
Se ne deduce che il modello di contenimento è basato sull'approssimazione.
Inoltre l' ignoranza dei mass media ha contribuito a rappresentare la nutria come un grosso ratto e non come un piccolo castoro quale è (myocastor coypus) e, anzichè contribuire alla sua conoscenza scientifica, l'ha connotata di quel significato negativo capace di scatenare pulsioni arcaiche e persecuzioni mentre, al contrario, l'opportunismo dei pellicciai l'aveva consacrata sul mercato con il termine di castorino.
Il cerchio si chiude. Povera nutria, la vogliono comunque morta, ognuno per una diversa ragione ma, per favore, non venga chiamata in causa l'etica! Semmai chiamiamo in causa l'estetica.
Dal novembre 1994 al luglio 2003 sono state abbattue 11337 nutrie nel Parco del Mincio dal Parco del Mincio (anche in quello dell'Oglio sud si applica lo stesso modello di contenimento) ma si dice che "i numeri riportati si riferiscono agli animali regolarmente raccolti e smaltiti secondo le norme di sicurezza veterinaria previste dalla legge; presumibilmente il numero di catture effettuate è superiore, forse anche di molto, per la difficoltà, nei primi tempi, di far comprendere ai collaboratori la necessità di un regolare smaltimento".Ma come vengono catturate e uccise le nutrie?
Vengono catturate con gabbie trappola metalliche provviste "di uno sportello basculante che si chiude quando l’animale, entrando, calpesta una piattaforma mobile. Per estrarre la Nutria, si aggancia all’apertura della trappola una piccola gabbietta metallica, dove l’animale viene facilmente trasferito. La gabbietta viene poi introdotta in un contenitore di alluminio, con una piccola quantità di cloroformio. Il potente anestetico provoca in pochi minuti, e senza alcuna sofferenza, la totale perdita di sensibilità dell’animale e, se l’esposizione si prolunga, la morte eutanasica. Per abbreviare i tempi di intervento solitamente si uccide la Nutria, ormai sotto anestesia, con un colpo alla nuca, nello stesso modo in cui normalmente vengono uccisi i conigli. La Nutria morta viene quindi estratta e chiusa ermeticamente in un sacchetto di politene pesante."
Mentre si ammazza con una morte "non violenta che può quindi essere attuata anche da persone particolarmente sensibili e in luoghi anche molto frequentati" alla nutria si deve il rispetto della maiuscola (Nutria).
Questo piano chiamato incruento ma in realtà violento, tanto più che la violenza non viene ritenuta tale ma investe il gesto indifferente dell'uomo che colpisce, a detta degli stessi organizzatori "risulta sicuramente oneroso" e allora ci chiediamo:
E' etico che un Parco preposto alla salvaguardia dell'ambiente naturale ormai intensamente trasformato dall'uomo (molte sono le specie aliene di flora e fauna) si comporti come uno sterminatore?
E' etico che un Parco possa uccidere animali per riparare danni commessi dagli uomini?
Non sarebbe invece etico predisporre piani diversi, nuovi, rispettosi (stagni, riserve particolari.....qualunque soluzione che studiosi sappiano e possano trovare usando inventiva e immaginazione)?
Non sarebbe etico spendere il denaro pubblico tenendo conto anche dei cittadini che respingono i metodi violenti e sono favorevoli al rispetto per ogni forma di vita?
Ci auguriamo una riflessione.
GRUPPO BAIRO Onlus www.bairo.info

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