Le nutrie sono castori sudamericani
importati circa un secolo fa dall’Argentina al Nord Italia per
l’allevamento finalizzato alla produzione di pellicce (il castorino
appunto). Da cento anni circa quindi le fughe accidentali e i rilasci
intenzionali hanno dato origine a colonie di individui naturalizzati e
ricadono a tutti gli effetti sotto la tutela della legge nazionale sulla
fauna selvatica.
Si sapeva benissimo che l’Italia prometteva un clima ideale per questi roditori e difatti sorsero innumerevoli allevamenti.
Questi animali sono diffusi in due
principali zone d’Italia (non in tutta la penisola) e in presenza
puntiforme in altre limitate aree. Le nutrie rendono più stabile
l’ambiente, ovviamente laddove non sia stato degradato e reso instabile
dall’uomo. L’unica cosa da NON fare è ucciderle. Infatti la loro
ecologia riproduttiva fa si che più individui si abbattono e più nuovi
esemplari della stessa specie nasceranno per ristabilirne l’equilibrio.
Si chiama ecologia, una scienza e spiace constatare che ci sono
sedicenti biologi, naturalisti o altre figure ignoranti in materia di
conservazione della natura.
Le nutrie non si riproducono in modo
esponenziale ma reagiscono solo ai disturbi antropici quindi sono i
piani di abbattimento che ne favoriscono l’incremento. Tra l’altro ciò
avviene sempre e solo nelle stesse zone.
In Inghilterra sono riusciti ad eradicare la nutria solo a causa di una serie di coincidenze fortuite:
- Tempestività nell’azione (catture con gabbie)
- Mancanza di reticoli
idrografici senza soluzione di continuità (le popolazioni di nutria
erano isolate e facilmente controllabili)
- Serie consecutiva di inverni molti freddi. Il freddo infatti è il nemico principale per questi animali
- Non autorizzazione della
caccia tutto l’anno. In caso negativo ciò sarebbe stata una vera iattura
e avrebbe diffuso le nutrie in maniera più capillare, peggiorando il
problema.
Le nutrie – che ricordiamo sono state
importate dall’uomo, vero colpevole dei danni – non sono numerose e a
tutt’oggi non esiste nessun metodo attendibile di stima. In ambiente
naturale il numero degli esemplari è in equilibrio con gli ecosistemi in
cui vengono a trovarsi, solo dove vengono fatti gli abbattimenti e dove
l’uomo ha già degradato l’ambiente (argini diserbati, cattiva
manutenzione e gestione dei fondi agricoli, mancanza delle misure di
prevenzione, ecc.) si hanno degli impatti che ricordiamolo sono minimi e
localizzati. Frutto comunque della superficialità e non curanza
dell’uomo come i dati scientifici dimostrano.
Questi animali non devastano i raccolti e
non sono responsabili degli eventuali danni alle opere idrauliche.
Oltretutto proteggono le altre specie mantenendo l’ambiente, e
l’ecosistema in cui vivono,sano. Favoriscono anche la colonizzazione di
nuove essenze vegetali lungo i corsi d’acqua e mantengono l’acqua pulita
permettendo a pesci e anfibi (ma anche a uccelli, rettili, invertebrati
e mammiferi) di vivere e riprodursi. Dire che mangiano tutto è una
pesante menzogna e nessun biologo o professionista del settore avrebbe
il coraggio di dire un’amenità simile. Essendo animali erbivori e
timorosi si cibano solo della vegetazione spontanea che cresce nei
pressi delle rive dei corsi d’acqua. Le auto inoltre sono pericolose per
le nutrie ma anche per gli altri animali come ricci, lepri, conigli,
ratti, rettili, rospi, uccelli, mammiferi (volpi, cani, gatti,
mustelidi, ecc.). Secondo le indagini del Corpo Forestale dello Stato,
le nutrie non sono causa di incidenti stradali. E comunque è
l’automobilista ad essere sempre colpevole nel caso di investimento di
fauna e secondo la logica dovrebbe egli stesso pagare oltre al soccorso
anche eventuali danni al suo veicolo o alle infrastrutture.
Le nutrie come altri animali sia
autoctoni che alloctoni vivono in armonia con la natura locale. Solo in
caso di ambienti già degradati con specie animali o vegetali già in via
di estinzione allora potrebbero accelerare un percorso già intrapreso
dalle colpe che l’uomo ha con la natura.
Le nutrie si riproducono molto poco,
solo 2 volte all’anno e sono animali in grado di autoregolarsi. Infatti
ciò è dimostrato proprio dal fatto che in zone dove sono presenti nutrie
ma assenti gli uomini, il problema non sussiste. Questo perché
l’ambiente sano, naturale, è in grado di raggiungere il giusto e
duraturo equilibrio. E questo vale per tutti gli esseri viventi.
I sistemi di protezione e prevenzioni
esistono. Ma sottrarrebbero soldi agli agricoltori e cacciatori che non
avrebbero più modo di chiedere indennizzi o di alimentare le industrie
delle armi (che auguro fortemente possano chiudere nel più breve tempo
possibile). Il fucile invece non è un metodo ma una vera e provata
idiozia. Gli individui colpiti vanno incontro ad una morte lenta e
dolorosa. Si crea un forte impatto ambientale con pesanti ripercussioni
sulla conservazione della biodiversità. Ciò causa inquinamento non solo
acustico ma anche idrico e del suolo e mette a repentaglio non solo la
vita di molti animali ma anche la sicurezza delle persone. Sarebbe da
folli attuare lo sparo. La caccia intensiva è solo una fregnaccia e la
scienza lo dimostra.
Attualmente viene applicato il trappolaggio che risulta essere il metodo di contenimento più efficace nel tempo.
Se si vuole salvare e proteggere
l’ecosistema occorre prima di tutto seguire la legge che prevede l’uso
di metodi ecologici e poi stanziare finanziamenti proprio a questi
ultimi dato che gli studi scientifici hanno dimostrato la fattibilità,
l’efficacia e la risoluzione dei problemi in questione.