giovedì 8 dicembre 2011

LA VERITA' SULLA NUTRIA 1

Con oggi prende il via una nuova rubrica divertente ma al contempo precisa e affidabile atta a divulgare le corrette informazioni sul castorino (nutria) e a smontare definitivamente tutte le disinformazioni che appaiono sui principali media digitali e cartacei. Nasce così il "Castoro dell'Informazione" che illustra in maniera semplice ma efficace le menzogne della stampa di regime venatorio. Come i castori, questa rubrica abbatte le disinformazioni e costruisce una sicura informazione. Buona visione dunque!

1° parte

2°parte

sabato 5 novembre 2011

M’AMMALIA – IL CASTORINO: UNO STRANIERO NEI CORSI D’ACQUA

Milano – Venerdì sera 4/11/11 alle ore 21 presso il Museo di Storia Naturale di Milano in Corso Venezia 55, in occasione dell’evento nazionale M’ammalia – la settimana dei Mammiferi – il dott. Samuele Venturini e la dott.ssa Roberta Castiglioni terranno una conferenza sul Coypu o Nutria dal titolo “IL CASTORINO: UNO STRANIERO NEI CORSI D’ACQUA”. Verrà illustrata la biologia, la storia, l’ecologia e le interazioni di questa specie con gli ecosistemi nostrani e non solo. Una serata culturale e divulgativa da non perdere. Vi aspettiamo!

sabato 22 ottobre 2011

L’ODISSEA BUROCRATICA DELLA NUTRIA

Su un documento relativo alla dichiarazione dei redditi delle società di persone fisiche del 2011 (ma anche degli anni precedenti), nello specifico all’interno delle tabelle dei redditi agrari in cui compaiono gli animali da allevamento, tra gli animali da pelliccia come lepre, cincillà e visone, compare (ancora) la nutria!

FIG. 1 – la nutria compare tra le specie a reddito nel modello Unico dell’Agenzia delle Entrate (2011 e anni precedenti)

Si decide quindi di telefonare alle Istituzioni competenti per avere una risposta alla seguente domanda: “è possibile allevare ancora oggi le nutrie come animali da pelliccia? E se si, quali leggi bisogna seguire?”
Scrivo una mail alla Camera di Commercio sia Nazionale che di Milano ma a tutt’oggi nessuna risposta. Ecco qui di seguito schematizzato l’iter che ho dovuto seguire per avere una risposta chiara a cui tutt’oggi le autorità competenti non hanno ancora saputo rispondere. 

Ci tengo a ringraziare comunque tutti gli Enti preposti per la loro gentilezza nel darmi indicazioni. Il problema infatti non sono loro ma il sistema burocratico che va assolutamente cambiato.

FIG. 2 – percorso burocratico per avere una non-risposta

Telefono all’Agenzia delle Entrate che mi rimanda all’Ufficio Legale dell’Agenzia delle Entrate, il quale mi consiglia di telefonare al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, però loro non si occupano di animali da pelliccia ma solo di bovini e foreste, quindi mi passano il CITES il quale però si occupa solo di specie in via di estinzione. Quindi mi comunicano il numero di telefono da chiamare relativo al centralino del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Telefono al centralino e dopo aver esordito con la seguente frase “le nutrie sono pesci?” mi consigliano di chiamare il Ministero della Salute. Quest’ultimo mi dispone due nominativi: un veterinario dell’Ufficio Benessere Animale e un responsabile del Ministero dell’Ambiente. Il primo mi comunica finalmente che a tutt’oggi in Italia è possibile allevare nutrie come animali da pelliccia, perché non sono autoctone e non sono in via di estinzione. La legge che regolamenta gli allevamenti di animali da pelliccia è la 146/2001, un recepimento della CE 98/58. Non ci sono però normative riguardanti le nutrie, ma solo un allegato sui visoni. Quindi non esistono regolamentazioni su come allestire e gestire oggi un allevamento di castorini.
Telefono al Ministero dell’Ambiente e la persona preposta, alla solita domanda, ha una reazione alquanto spropositata, per lui tutti gli animali esotici andrebbero uccisi! La reazione è comunque, in parte, giustificata perché se proprio a causa degli allevamenti di animali da pelliccia, diversa fauna esotica si è diffusa causando vari impatti (ma mai eccessivi a livello assoluto) agli ecosistemi, e comunque sempre e solo a causa dell’uomo, il fatto di poter potenzialmente allevare ancora le nutrie come animali da pelliccia, lascia assai perplessi. Il Ministero dell’Ambiente mi ha comunque consigliato, per sapere con esattezza se ci sia un divieto o meno di allevamento di nutrie, di contattare l’ISPRA.
L’ISPRA, dopo aver contattato l’Associazione Italiana Pellicceria, mi ha comunicato  non risultare in Italia esserci allevamenti di nutria (registrati) finalizzati alla produzione di pellicce. Per la produzione di pellicce o manufatti di nutria, gli operatori importano la materia prima dall’estero.

A tutt’oggi quindi, in Italia, la risposta alla domanda “è possibile allevare nutrie come animali da pelliccia?” è: “Si, No.” E da quanto si evince, possono benissimo esistere allevamenti non registrati di castorino e azioni di lobbies venatorie e/o agricole prospettate verso il commercio di pelli e carni di nutria proprio all’estero (ma temo anche in Italia). Non si spiegherebbero altrimenti le continue ordinanze senza base scientifica approvate al solo scopo di cacciare animali da pelliccia in natura.

Non solo, nel prossimo articolo verrà illustrato il business che si cela dietro questo fenomeno antropico.

domenica 4 settembre 2011

Brevi aggiornamenti sulla dimostrazione dell’inutilità degli abbattimenti, sull’impossibilità di introdurre la nutria come specie cacciabile ecc.

Brevi aggiornamenti sulla dimostrazione dell’inutilità degli abbattimenti, sull’impossibilità di introdurre la nutria come specie cacciabile e sulle solite disinformazioni


Grazie agli abbattimenti e ai piani di contenimento numerico senza criterio eseguiti da varie Amministrazioni senza studi scientifici approfonditi e tecnicamente corretti (a causa di pressioni “particolari e a dir poco oneste” di lobbies e associazioni venatorie, agricole,e cc.) ecco le conseguenze che lor signori hanno creato:

aumento dell’areale della nutria, ovvero grazie alla “caccia alla nutria” si è incrementata la sua presenza e si è favorita la sua espansione territoriale, come mostrato nella figura sottostante.


Il numero degli animali prelevati è aumentato proprio perché le nutrie, essendo animali a strategia “r”, se minacciate tendono a riprodursi maggiormente. Possiamo leggere tale affermazione anche così: siccome è risaputo che le nutrie tendono a riprodursi maggiormente se minacciate e se uccise, ciò permetterebbe alle lobbies venatorie di continuare a perpetrare il problema (causato quindi da loro) per poter esercitare la loro “attività”. E’ il tipico concetto di “problema – reazione – soluzione”. Fai in modo di creare un problema (le nutrie, volpi, cinghiali, ecc., animali che spesso vengono incitati a riprodursi apposta come abbiamo visto o vengono rilasciati illegalmente proprio dalle aziende faunistico-agro-venatorie) in modo da pilotare una reazione (vengono inventati finti danni e tramite i giornali e i mezzi di [dis]informazione come televisioni e quotidiani nonché siti web creati apposta). L’opinione pubblica, vittima del terrorismo psicologico mediatico (fatto ad arte da alcuni giornalisti e alcune testate giornalistiche sia cartacee che digitali (guarda caso sempre le stesse) chiede di intervenire ed ecco che si ripropone sempre la solita soluzione: uccidere, sparare e finanziare le lobbies venatorie. Peccato per loro che, nonostante le loro inutili minacce, diffamazioni e calunnie (basta leggere in Internet), i dati scientifici parlano chiaro. Sono stati smascherati e, grazie anche al nostro lavoro di corretta informazione e divulgazione, ora l’opinione pubblica inizia a conoscere come stanno realmente i fatti. Il grafico sottostante infatti dimostra come gli abbattimenti abbiano favorito l’aumento della specie. Se il contenimento o l’uccisione fosse davvero utile, non si avrebbe un fallimento totale ovvero il numero della specie cacciata non dovrebbe minimamente aumentare.

Coloro che attuano quindi i piani di abbattimento e contenimento sono i responsabili dei danni causati all’agricoltura, spesso gonfiati per ottenere i finanziamenti (dichiarare il falso per ottenere soldi dagli Enti Pubblici è parecchio patetico…). Inoltre nonostante le nutrie siano aumentate e in espansione, i danni sono diminuiti di molto secondo le statistiche ufficiali, come mostrato nella figura in basso:

Nel prossimo documento di approfondimento sarà possibile leggere ulteriori dimostrazioni di questo business sommerso grazie a documenti scaricati dalla Rete e salvati prima che vengano tolti (leggi: censurati) come è già accaduto per le volpi ad esempio.

Sempre dal Primo Convegno Internazionale sulla Nutria tenutosi a Pavia (2011), la stessa ISPRA ha dimostrato e dichiarato l’impossibilità di inserire la nutria nelle specie cacciabili, si tratta infatti di una proposta a dir poco folle nel senso che andrebbe a impattare fortemente sulla biodiversità, sull’ambiente, sulla sicurezza e altri ambiti. Il sospetto (che a ben vedere si tratta di certezza) che tale proposta venga presentata solo ed esclusivamente per meri fini economici è ormai assodato.

Ecco cosa dice l’ISPRA:

Ultimamente si legge spesso di nutrie (e gamberi) come causa di cedimenti di argini. Se si indaga a fondo si scoprono alcune cose interessanti. Intanto sono sempre presenti i consorzi di bonifica che – guarda caso – proprio in questo ultimo periodo sono in crisi finanziaria. Dato che i tecnici dei consorzi e i proprietari terrieri devono occuparsi della manutenzione degli argini, ciò porterebbe ad un elevato tasso di prevenzione. Se non avvengono cedimenti i consorzi non possono lavorare e non possono ricevere finanziamenti. E’ lo stesso metodo utilizzato da alcuni agricoltori per ottenere gli indennizzi dai danni causati da fauna selvatica e nutrie anche se non sono obbligati a dimostrare che siano state nutrie o altri animali! Le tane di nutrie e gamberi non vengono costruiti in poche ore ma occorre tempo quindi chi deve fare i controlli deve vigilare sulla sicurezza strutturale degli argini. Inoltre spesso nei luoghi dove avvengono i cedimenti si attuano piani di contenimento e nonostante questo anche dopo il cedimento si da la colpa alle nutrie (o volpi o gamberi). Si tratta di pessimo “trucco” perché se si eseguono gli abbattimenti allora non dovrebbero esserci nutrie in quegli stessi luoghi dove è avvenuta la frana. Ciò porta a dedurre che:

- O chi di dovere non esegue il proprio lavoro (inadempienza)

- O i metodi come gli abbattimenti non servono a nulla anzi peggiorano la situazione (ovvio)

- O tutto ciò fa parte di una manovra speculativa come anche in altri ambiti siamo purtroppo consci che accadano

Fortunatamente qualche Consorzio di Bonifica onesto esiste e infatti si leggono le vere cause che comportano danni all’agricoltura:

Infine, per dovere di cronaca, è interessante notare la corrispondenza tra queste notizie di cedimento argini ed i Consorzi di Bonifica che si vedono al centro dell’attenzione, e la possibilità di eliminare proprio alcuni Consorzi di Bonifica con la nuova manovra finanziaria:

Questo inoltre il punto di vista dell’ANBI, associazione nazionale dei consorzi di bonifica, la quale non cita minimamente la fauna selvatica come causa di degrado strutturale ma, come è giusto e ovvio che sia, le condizione climatiche e territoriali (gestione, manutenzione). Dal titolo è comunque possibile verificare ancora una volta il particolare stato di crisi economica di questi consorzi.

Sulla base del Piano Pluriennale di Riduzione del Rischio Idrogeologico, viene proposto quanto segue nei territori in cui operano i consorzi di Bonifica:

Nuovi aggiornamenti nei prossimi giorni. Nel frattempo stiamo lavorando ad un dossier molto interessante.


mercoledì 10 agosto 2011

LA NUTRIA (Coypu o Castorino – Myocastor coypus) COME ANIMALE DOMESTICO DA COMPAGNIA (PET)

Forse non tutti si sono posti la seguente domanda: “perché la nutria si è diffusa così tanto dopo il fallimento della moda delle pellicce di castorino?”. Ancora meno persone sono in grado di fornire una risposta al quesito sopra citato. Ebbene, la nutria ha potuto diffondersi in modo capillare perché capillari e diffusi erano gli allevamenti di castorino, la maggior parte costituiti da piccole imprese private, sopratutto agricole, che non si iscrivevano ai registri delle camere di commercio ma che spesso, a fronte di facili guadagni, trasformavano in fretta e furia un pollaio in un allevamento di castorino, con tutte le conseguenze del caso.
La Nutria infatti è un animale molto forte, ovvero che si adatta a diverse condizioni e ne risulta molto facile l’allevamento.
In Sud America è anche considerato come perfetto animale da compagnia. Ebbene si, il castorino si presta egregiamente ad essere un animale domestico in piena regola.
Ma cosa lo rende adatto a questo ruolo? Detto in modo semplice è molto simile ad un coniglio domestico. Le caratteristiche che lo rendono un buon inquilino di casa sono diverse:
-  Affetto: la Nutria è in grado di dare moltissimo affetto e amore a chi se ne prende cura e identifica la o le persone della famiglia come proprio gruppo.
Fiducia: la Nutria, a seconda dei tempi che possono variare da individuo a individuo e da altre condizioni particolari, è in grado di stringere un rapporto di sincera fiducia tra lei e il suo “padrone”. Spesso questa fiducia viene traslata agli individui della specie con cui vive per cui sarà ben felice di accettare le coccole da altre persone e anzi si avvicinerà a loro per conoscerli ed essere accarezzata.
Docilità: la Nutria è un animale, un roditore, veramente tranquillo e docile appunto. Non manca però di mostrare la sua voglia di giocare, quasi simili a come fanno i gatti.
Intelligenza: la Nutria è un mammifero molto intelligente e anche un po’ testardo ma è proprio grazie a ciò che riesce a raggiungere i suoi obiettivi. Sa cavarsela in diverse situazioni, sa comporre varie associazioni e una volta imparato un comportamento positivo diviene abitudinaria. La stessa cosa dicasi per i comportamenti di “divieto”. Sono in grado di imparare i “no” e altri toni che comunichino alla nostra Nutria ciò che non deve fare.
Dolcezza e Tenerezza: quando la si conosce da vicino la si impara ad amare per quello che è realmente: un autentico castoro sudamericano.
Interattività: la Nutria è in grado di interagire in modo attivo sia a livello comportamentale che a livello vocale con noi.
Pulizia: oltre ad essere un animale estremamente pulito a livello di “toilettatura” la Nutria è anche inodore, adatta a vivere in appartamento ma preferibilmente e auspicabilmente in un giardino con tanto di stagnetto.
Chi ha avuto modo di interagire da vicino per qualche tempo con questi roditori potrà confermare quanto sopra descritto. Non sono poche infatti le persone che mi contattano perchè hanno trovato una nutria orfana o ferita che necessita cure. Non solo in Italia ma anche in Europa ed in particolare in Polonia vi sono persone che normalmente possiedono una nutria come pet [1] o animale da compagnia.
Anche il famoso scienziato Molina già nel 1782 aveva descritto il Coypu (castorino o nutria) come animale da compagnia.



FIG. 1 – brevi estratti del saggio di Molina (1782) che descriveva la nutria o coypu come animale domestico. Quando indica che può mangiare d’ogni cosa, intende qualunque tipo di vegetali. In cattività un animale, qualunque esso sia, potrebbe mangiare davvero ogni cosa ma ciò non corrisponde alla situazione reale e naturale e pertanto non è degna di nota.

Altri autori storici e che ben conoscono questo docile animale lo hanno definito: socievole e giocherellone. Ciò, unito alla facilità nella gestione, è uno dei motivi per cui gli allevamenti del castorino si sono diffusi in maniera così capillare.

Negli anni 60 del Novecento, numerosi allevamenti di castorino sorsero in Italia e vi erano persone che si prendevano cura di cuccioli orfani adottandoli come animali da compagnia.

Nel 1983 in un programma televisivo una nutria salvata da un incidente fu eletta animale domestico dell’anno.




In Francia inoltre esiste il “Parc de Myocastorid” in cui le nutrie sono “l’attrazione” principale e le persone, soprattutto famiglie con bambini, si divertono a dar da mangiare ai castorini.




Oltre ad essere un nostro fedele amico, il Coypu si dimostra amichevole e giocherellone anche con le altre persone e con gli altri animali.
Attualmente in Italia la Nutria non è ancora classificata come “pet” ma fino a poco tempo fa anche il furetto non lo era.
Il Castorino non è specie CITES ed è fauna protetta. E’ vietata la detenzione salvo per i casi e le eccezioni previste dalla Legge.
Nel caso in cui una persona dovesse trovare una nutria orfana o in difficoltà ha il diritto (e il dovere) di prestarle soccorso. Una volta recuperata, dopo una prima visita veterinaria, la si può liberare in qualche oasi o area privata previi accordi con gli interessati. Se però il tempo di permanenza in casa (domesticità) si dovesse allungare e l’animale si fosse affezionato, ecco che subentra il fattore “affezione” appunto per cui le persone che lo hanno tenuto in custodia divengono a tutti gli effetti i proprietari ed automaticamente diviene animale da compagnia. Ciò è previsto dalla Legge che tiene conto appunto del benessere animale. Non solo, la stessa Legge vieta la re-immissione in natura (salvo specifiche autorizzazioni) dato che si andrebbe a configurare il reato di introduzione di fauna alloctona (esotica).
Chissà, forse tra pochi anni proprio il castorino potrà divenire un nuovo compagno di vita e si potrebbe associare questa alternativa come metodo “ecologico” di contenimento delle nutrie [2]. Siccome è scientificamente dimostrata l’inutilità e l’inefficacia dell’abbattimento (anzi in realtà è proprio l’abbattimento che causa un incremento del “problema nutrie”), trasformare la Nutria da specie “invasiva” a “pet” potrà per lo meno alleviare il fenomeno regalando oltretutto un sorriso in più a chi è solo.

[1] con ciò si intende rendere animali da compagna le nutrie presenti in natura e recuperate per diversi motivi. Non si vuole promuovere nessun tipo di attività o allevamento in quanto si andrebbe solo ad incrementare loschi interessi e ci andrebbero di mezzo sempre gli animali. Personalmente mi è stato anche chiesto se fosse possibile allevare nutrie per nutrire i serpenti. Ci tengo a precisare che è vietato ed illegale allevare questi animali per scopi di lucro.

[2] Quando la Nutria diverrà ufficialmente, anche in Italia, considerata animale da compagnia, ciò potrà portare benefici e vantaggi non solo da un punto di vista prettamente domestico ma anche a livello ecologico. La Nutria infatti è animale altamente territoriale e dato che la sua sterilizzazione risulta fattibile, e a costi paragonabili ad interventi simili per altri animali da compagnia, ciò potrebbe giovare al contenimento numerico ecologico della specie in determinati contesti. Ad esempio una persona che possiede un terreno con uno stagno, un laghetto, una cava, una roggia, un fontanile, ecc. potrebbe sposare questa prospettiva e oltre ad avere un simpatico amico vicino potrà contribuire nel suo piccolo ad una gestione ecologica locale della fauna ivi presente. La stessa cosa vale per i proprietari terrieri che amano la natura. Un gesto di amore verso il prossimo con un buon risparmio in termini economici senza impatti ecologici.
Per allietare la lettura e dimostrare che la nutria è a tutti gli effetti un roditore che ben si adatta alla vita domestica, ecco una galleria fotografica di Willy:

domenica 31 luglio 2011

NUTRIE E LUPI: VITTIME DELLA STESSA DISINFORMAZIONE MEDIATICA

Si è appresa recentemente una notizia relativa ad una manovra mediatica e politica (quindi senza fondamenti scientifici) atta a creare psicosi nella gente per agevolare una criminale caccia al lupo da parte della Commissione Agricoltura.
Ecco quanto scrive un sito web:
La commissione Agricoltura approva all’unanimità la caccia al lupo per difendere il bestiame
Il concetto di “guerra preventiva” verrà applicato anche nei boschi italiani: secondo la Camera infatti è lecito abbattere i lupi “per prevenire danni importanti al bestiame”. Insorgono entomologi e ambientalisti, che parlano di una “criminalizzazione inaccettabile” nei confronti di una specie che è in via d’estinzione e il cui impatto dannoso sull’allevamento è molto limitato. Preoccupa inoltre la possibilità per i cacciatori di appigliarsi alla legittima difesa per sparare liberamente. (fonte: http://ambiente.liquida.it
Si tratta delle solite manovre mediatiche che da anni vengono utilizzate a discapito delle nutrie. Fortunatamente però qualche esperto del settore faunistico (quelli veri) scende in campo svelando la verità dietro tutto questo polverone. Si tratta delle medesime manovre che il sottoscritto e lo staff del blog sulla nutria hanno smascherato da diversi anni a questa parte e che prossimamente saranno pubblicate in una nuova edizione. Ecco dunque la realtà dei fatti:
[...] un breve riassunto dei dati reali, che abbiamo raccolto con scrupoloso approccio fin dal 1999 (visto che almeno a qualcuno interessano):
Come sapete per la Commissione Europea è fondamentale distinguere tra popolazione alpina ed appenninica (distinzione ovviamente fatta per necessità gestionali, più che genetiche o demografiche): i lupi per la popolazione alpina in Piemonte oggi sono organizzati in 14 branchi, con una stima minima di circa 70 individui nell’inverno 2010-11. Il numero di branchi non è aumentato da 3 anni, ma dal 1999 siamo passati da 3 a 14 in 9 anni. Quindi una più veloce espansione iniziale ed oggi, nonostante riproduzioni documentate da 3 anni, una fase di stasi dovuta facilmente ad alta mortalità.  Tutte le informazioni le potete ottenere dai report pubblicati scaricabili (e.g. http://www.regione.piemonte.it/agri/osserv_faun/dwd/dati/carnivori/report.pdf), da pubblicazioni scientifiche ad alto IF, ed a breve uscirà l’ultimo rapporto aggiornato (si, perché in realtà è sempre il Centro Gestione e Conservazione Grandi Carnivori a lavorare su questi argomenti in Regione in collaborazione con Parchi, CFS, Province e CA; nonostante cosa leggiate su alcuni articoli di Corti & Co.). Il numero di attacchi e danni sui domestici invece è sempre stato contenuto a livello regionale (nel 2010 in Regione Piemonte sono stati verificati 182 attacchi e 243 vittime, non 60.000 come indicato su Stampa ed altri giornali sulla base di dichiarazioni varie) grazie ad un’efficiente lavoro sulla prevenzione portato avanti dai veterinari del Centro Grandi Carnivori in collaborazione con gli allevatori, anche qui dati ottenibili dai report pubblicati. Qualsiasi informazione è scaricabile o mi può essere chiesta in dettaglio senza problemi, anche in relazione a questa ultima stagione di alpeggio.
Ok, tutto questo non è importante …. Perché oggi l’attuale amministrazione regionale ha fatto del tutto una questione unicamente politica, dove la mala informazione è attivamente voluta e promossa, a scapito in primis dei pastori stessi. Non ha interesse a risolvere nessuna situazione in modo razionale, programmato, a lungo termine, basato su dati scientifici; vuole solo animare gli animi per ottenere consensi. L’attuale amministrazione ha ribadito più volte l’inutilità di dati scientifici, e sminuito la necessità di questi ultimi definendoli non informativi. Qualcuno può spiegare loro come si giudicano i dati robusti o meno? In Piemonte in due anni di amministrazione nuova, nonostante avessimo messo in piedi in 10 anni di lavoro un sistema efficiente conosciuto in tutta Italia ed Europa, siamo tornati indietro di 20. Noi abbiamo lavorato sotto la destra di Ghigo i primi 5 anni, poi con la sinistra altri 5, sempre con obiettivi concreti per arrivare a stabilire un regime di convivenza tra uomo e lupo a lungo termine basato su dati oggettivi. La fortuna è che in questi anni i soldi ci sono stati per finanziare prevenzione, indennizzi, ed altro fin dall’inizio, e queste cose hanno dato i loro frutti negli anni perché abbiamo ormai la maggior parte degli allevatori che vivono in zone di lupo con branchi, con minimi danni in un’intera estate. Merito loro in primis. Questi allevatori non vengono mai interpellati. Gli allevatori regolarmente intervistati sono le “pecore nere” dell’allevamento, che non danno il buon esempio, ma utili nell’intento.
Attualmente i dati scientifici e la verità non interessano a questa amministrazione regionale, ma è solo l’opinione pubblica e gli articoli che escono su Stampa ed altro, ad essere importanti. Articoli totalmente arbitrari, con dati mai verificati dai giornalisti e disseminati con comunicati stampa. La politica nostra regionale cerca solo questo adesso, ed ottengono di più nel “gridare al lupo al lupo” piuttosto che nel fare vedere che si lavora bene nel gestire il problema.
Ed adesso per dimostrare all’opinione pubblica che solo loro fanno la differenza è fondamentale arrivare all’abbattimento di un lupo. Ed abbattere un lupo, per quanto ne vogliamo parlare, non farà la differenza ne per la popolazione di lupi ne per i pastori. E’ solo ed unicamente una mossa politica che fa molto parlare. Io personalmente penso che un giorno si arriverà a questo, ed il meglio è essere preparati con una buona quantità di dati oggettivi e altamente robusti (corredati da pubblicazioni con “alto impact factor” per evitare opinioni spicciole sulla robustezza di dati), per valutare la migliore strategia gestionale per una specie protetta dove il primo obiettivo, nonostante l’eventuale rimozione, è la conservazione della specie a lungo termine. In realtà la molto citata Francia, esattamente questo ha fatto. Noi lavoriamo con i francesi e gli altri stati alpini dal 2002 nell’ambito del Wolf Alpine Group (WAG), producendo documenti di vario genere a livello europeo, ed in Francia con il loro piano gestionale, basato su dati scientifici e modelli (discutibili o meno, ma sicuramente imprescindibili da un approccio gestionale nazionale), hanno rimosso dal 2004 ad oggi solo 6 lupi legalmente sull’intero territorio nazionale. Questa cosa fa la differenza per lupi o pastori? Però gli è costato finanziariamente tantissimo. Questa discussione compare negli articoli che oramai leggo quotidianamente sul lupo sulla Stampa locale o nazionale? NO. Ci sono solo articoli allarmistici, su lupi che mangiano bambini, e creatori di false informazioni e ragionamenti a basso livello culturale, si parla di apertura alla caccia del lupo, quando l’unica cosa che può essere chiesta o permessa è la rimozione di qualche individuo. Articoli che sminuiscono il lavoro di professionisti (vi ricordate quelli usciti forse 1 anno fa sui ricercatori che ululavano ai lupi o studiavano pipistrelli, con nomi e cognomi di qualcuno? Articoli che arrivano sempre dalla stessa strategia e gruppo di persone). [...]
Gli unici che possono divulgare informazioni corrette sono i ricercatori o chi lavora nel settore, che è spesso riluttante a farlo a meno che non venga interpellato. Adesso è ora di scrivere, di scrivere la realtà, di fare vedere concretamente che cos’è il lupo e cosa vuole dire gestirlo con competenza, di spiegare la necessità di lavori scientifici e seri, mentre bisogna fare vedere che cosa sta facendo la Lega riguardo a questi argomenti, della gestione di opinione, dell’ambiente, della gestione faunistica, perché è devastante questo approccio, spiegando invece cos’è la logica di interventi razionali e oggettivi su qualsiasi specie faunistica, a prescindere da qualsiasi schieramento politico.
Il mio unico appello a tutti voi oggi, specialmente a chi ha competenza nel settore, è veramente: SCRIVETE, prendete tutti il tempo di scrivere una breve lettera (1 ora di tempo) ai giornali, alla Stampa che ne ha bisogno, ai direttori delle testate giornalistiche, direttamente al presidente della Regione Piemonte, perché in questo momento questi articoli sul lupo e sulla gestione dei grandi carnivori verranno accettati dai giornalisti e possono fare la differenza, perché solo vedendo che l’opinione pubblica non è schierata verso l’ignoranza, la parte politica rivaluterà delle posizioni. E’ importante inserire i ragionamenti che vengono fatti in lista nell’opinione pubblica. Perché il famoso Corti scrive lettere alla Stampa regolarmente (ed ha una costanza ammirevole). La comunicazione al vasto pubblico è più importante di quello che pensavo, ma oggi gestita ed utilizzata unicamente da chi ha fini politici senza utilizzare volontariamente dati oggettivi; dobbiamo veramente cercare di alzare il tono ed il livello della discussione, e penso veramente che la gente sia critica ed in grado di giudicare più di quello che pensiamo, se dotata di mezzi per giudicare.
Ed è proprio quello che i curatori di questo blog e di MI.F.A. onlus stanno facendo da anni. Grazie di cuore a tutti quelli che scrivono spinti per amore della vita e della verità.

martedì 12 luglio 2011

STORIE DI COYPU (NUTRIA) - NU

Questa è la storia di un animale di nessuno. Trovato sull’asfalto in una notte fredda. Sembrava cadavere ma non lo era. Uno come tanti lungo le strade di campagna.
Per quest’animale, odiato e temuto da tutti, nessuno versa una lacrima. Molti cacciatori gli sparano per divertimento, altri per lavoro (la provincia paga per ogni coda consegnata). Nemico numero uno degli agricoltori perché scava e fa crollare i canali d’irrigazione.

Investita da un auto trovata quasi priva di sensi

In realtà le nutrie non hanno colpa. Vivevano tranquille in Sud America finché l’uomo ha deciso di importarle in Italia per fare allevamenti in quanto vengono usati per le pellicce. Un giorno gli allevamenti sono stati chiusi e molti animali sono stati liberati su un territorio non loro. Ma le nutrie si sono adattate alla pianura e il loro numero si è incrementato a dismisura. Come con altri animali, l’intervento irresponsabile dell’uomo ha squilibrato i meccanismi delicati e fragili della natura.
Il risultato si può notare ogni mattina sulle strade. Una strage di nutrie ai lati dell’asfalto. Così anche Nu. Ma lui per un destino strano è rimasto vivo. Solo perché quella notte è passato lì un veterinario che ha notato un leggero movimento di quella testa che inorridisce tanta gente.
Portato in Ospedale, Nu, così l’abbiamo chiamato, è stato sottoposto a tutti gli esami come qualsiasi animale di proprietà. L’investimento ha provocato la frattura delle zampe anteriori e la rottura della vescica. Se non veniva operato subito sarebbe morto entro poche ore. L’abbiamo operato.

Nu in sala operatoria

Sistemata la vescica e le fratture, Nu ha ripreso lentamente. I primi giorni dopo l’intervento erano difficili, lui, essendo animale selvatico, non voleva mangiare e cercava di aggredirci in ogni occasione. Lo si teneva in due mentre una terza persona lo alimentava con la siringa.

Nu alimentata un po’ contro la sua volontà

Con il passare dei giorni Nu ha capito che da noi trovava solo tante coccole e tanto buon cibo da mangiare senza la fatica che era abituato a fare per mangiare in natura. Presto ha iniziato a mangiare le mele dalla nostra mano (le sue erano fasciate per le fratture). Le nutrie hanno denti enormi e bisogna stare attenti alle dita quando li si da mangiare.

I denti di Nu

Dopo qualche settimana Nu si è abituato a noi. Ci seguiva lungo il corridoio e quando ti fermavi si fermava anche lui, alzandosi il tronco di tanto in tanto a mo di canguro. Le zampe guarite e ormai senza fasciature, venivano usate come le mani di una persona, bastava allungarli una carota o una mela e lui la prendeva con tanta agilità fra le sue mani che sembravano le mani di una persona.


Nu finalmente mangia da solo
Questa è la fase pericolosa con qualsiasi animale selvatico. Lui si abitua a te e tu ti innamori di lui. La separazione diventa molto difficile e c’è il rischio di tenerlo con te. Ma non è giusto. Loro sono nati liberi e in libertà devono tornare. E’ arrivato il momento di liberare Nu. Eravamo molto tristi ma sapevamo che l’alternativa era peggio.
L’ultimo giorno era particolarmente difficile. Non li abbiamo dato da mangiare per lasciarlo leggermente affamato al momento della liberazione. Lui mi guardava deluso e se non avete mai visto una nutria delusa, non sapete la delusione com’é. Nu è stato portato, in un trasportino da gatto, alle sponde di un fiume con la vegetazione particolarmente fitta. L’ho portato quasi a livello dell’ acqua, appoggiato il trasportino sull’erba e ho aperto la porta. Nu esitava per qualche secondo. Gli animali selvatici fanno sempre così in queste circostanze. Qualcuno gira la testa e ti fissa per un po’, strappandoti una lacrima. Poi partono, lentamente o velocemente, se ne vanno e tu torni a casa un po’ felice e un po’ triste.


Il dr. Offer Zeira libera la nutria Nu
Dott. Offer Zeira
fonte: http://www.ospedalesanmichele.it/nu.html

domenica 3 luglio 2011

PRIMO CONVEGNO INTERNAZIONALE SULLA NUTRIA – PAVIA 18/06/11


Sabato 18/06/11 si è tenuto a Pavia il primo convegno internazionale sulla Nutria e l’associazione MI.F.A. onlus era presente. Prossimamente saranno resi pubblici gli “atti del convegno” e verrà redatto un rapporto che descriverà l’evento, gli argomeni discussi, i dati e i vari interventi. In definitiva si è ribadito anche ufficialmente quanto detto e scritto all’interno di questo blog, segno che il dott. Venturini, esperto di nutrie appunto, ha visto giusto e si è sempre basato sulla letteratura nazionale e internazionale con numeri e dati alla mano. Anche questo blog è stato citato pubblicamente al convegno dichiarando che le persone che lo curano sono appassionato ed esperte di questo animale. Lo staff dell’associazione ringrazia per questa citazione.

venerdì 24 giugno 2011

NUOVO AGGIORNAMENTO IUCN 2011 SULLA NUTRIA (Myocastor coypus)

Anche quest’anno lo IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) ha aggiornato la Red List delle diverse specie viventi prese in esame.
Per quanto riguarda il Coypu o nutria (Myocastor coypus) a livello globale la popolazione è per la terza volta consecutiva in decremento e non costituisce più un pericolo di nocività. Solo in determinati casi si possono constatare forti impatti ma sempre e solo dovuti alle già condizioni precarie dell’ambiente e alle attività di contenimento numerico mediant abbattimento effettuate senza criterio e solo per soddisfare gli interessi economici delle solite lobbies (venatorie e industria delle armi in testa).
Qui di seguito alcuni estratti del sito ufficiale in questione.

 
FIG. 1 – Sommario della pagina IUCN RedList relativa alla nutria

 
FIG. 2 – Decremento della popolazione di nutria nel mondo

 
FIG. 3 – Considerazioni finali della pagina IUCN riferita alla nutria

sabato 21 maggio 2011

Come accudire una Nutria – LEZIONE 9: L’ALLOGGIO

Quale è l’alloggio più consono per una nutria domestica? Esite una cuccia anche per questi animali?
Prima di rispondere a queste domande, è bene fare una piccola digressione su dove vive la nutria in natura, in allevamento e successivamente in casa, cercando di indirizzare il proprietario nella giusta scelta (o scelte) per il benessere del nostro castorino.


In natura: la tana
Il Coypu – o castoro sudamericano – in natura predilige, in ordine di importanza, ricavarsi un alloggio costruendo una sorta di “zattera” galleggiante costruita con giunchi o piante raccolte o staccate nei pressi della zona umida in cui risiede. Una volta costruita la sua piccola loggia, il castorino vi ricava all’interno la sua tana. Un tipo di sistemazione del tutto simile, su scala ridotta, alla loggia centrale delle dighe costruite dal castoro nordamericano o europeo (Castor fiber e Castor canadensis). In caso di mancanza di vegetazione sufficiente e in assenza dell’adeguata sistemazione, il Coypu si dirige verso l’occupazione o la creazione di tane ricavate dalla vegetazione del sottobosco. Risulta facile pertanto trovare nutrie che riposano tra i cespugli, insieme anche ad altri animali soprattutto uccelli acquatici (germani, gallinelle d’acqua, ecc.). Se non fosse presente neppure la vegetazione di sottobosco (siepi, cespugli ad esempio) e se il luogo lo permette, ecco che il nostro castorino per sopravvivere cerca di occupare anfratti o tane scavate negli argini già esistenti (tane costruite da nutrie o da altri animali). In mancanza anche di questa ultima possibilità allora il Coypu costruirà la sua casa scavando una tana in un punto a lui congeniale che corrisponde sempre alla assenza di vegetazione in quanto le piante e le radici sono un ostacolo alla sua attività fossoria (che ricordiamolo è solo facoltativa e accessoria) ma come abbiamo visto poc’anzi rappresentano in realtà un ottimo rifugio evitando l’attività di scavo.



In allevamento: la stabulazione
Quando vi erano gli allevamento di castorino, per la pelliccia, le nutrie venivano allevate in recinti e stabulari appositamente progettati per loro. Non entro in merito alla struttura rimandando il lettore ai libri specializzati che anche il sottoscritto possiede. Chi fosse interessato ad avere informazioni in merito può contattarmi.



In casa: la cuccia
Il castorino ben si adatta alla vita domestica e può ricavare il proprio alloggio a seconda di come viene abituato nel tempo. Se si possiede uno spazio aperto, ad esempio un giardino, è facile trovare una sistemazione adatta alle diverse esigenze, ponendo attenzione alla sicurezza della sua incolumità. In caso di appartamento, da 0 a 2 anni circa può vivere in una gabbia da coniglio, sempre aperta salvo casi particolari, di misure 120 x 50 circa.

FIG. 1 – Coypu nella gabbietta

FIG. 2 – Coypu che riposa sull’asciugamano

FIG. 3 – Coypu a cuccia

Successivamente è consigliato farlo girare liberamente in casa, a seconda dei propri limiti, e insegnarli a dormire ai piedi del nostro letto o su un asciugamano tutto per lui oppure acquistanto una cuccia ovale semiaperta (quella per cani) in cui sistemare dentro il suo asciugamano / lenzuolo. In breve tempo lui si abituerà a dormire sempre nello stesso posto dato che le nutrie sono animali molto abitudinari.

FIG. 4 – Coypu in cuccia

FIG. 5 – Coypu in cuccia

In casa inoltre il castorino conosce ogni stanza e sa dove si trova la cucina (e soprattutto cosa si trova), la vasca da bagno, la camera ecc. dato che è in grado di associare le azioni ad ogni luogo, proprio come facciamo noi.

venerdì 22 aprile 2011

NUTRIA E CINGHIALE: LE STESSE SCUSE PER UN FALSO PROBLEMA

Riporto qui un articolo tratto da un giornale che si occupa di tematiche ambientali. Quanto scritto può, anche in questo caso, essere riferito alle nutrie e agli altri animali. Tutto ciò viene utilizzato dai giornali e dai media controllati solo per fare audience e per soddisfare i meri interessi economici e politici delle lobbies venatorie.
In realtà nessuno ha mai censito le popolazioni di nutrie, così come quelle dei piccioni o di altri animali. I dati vengono solo riportati sulla base degli abbattimenti eseguiti. Gli stessi abbattimento però sono la causa principale dell’aumento del numero di questi animali. La caccia e il “contenimento” mediante arma da fuoco oltre a causare gravi danni ambientali risultano essere metodi irresponsabili, inefficaci, inutili come dimostrano diversi studi scientifici. Si tratta come al solito di un falso pretesto per poter uccidere delle vite innocenti in barba alle leggi e agli equilibri della Natura. L’ecologia insegna infatti che la Natura stessa si autoregola e solo l’uomo ha creato delle alterazioni ai vari ecosistemi. L’unico modo per risolvere la questione dell’interazione fauna selvatica e attività antropiche è quella di NON interferire in alcun modo con la biocenosi ma lasciar fare alla Natura il suo corso come è sempre accaduto da qualche miliardo di anni a questa parte. Ciò significa studiare e applicare metodi di gestione faunistica del tutto ecologici e biocompatibili che tra l’altro dove praticati sono risultati essere efficaci e risolutivi oltre che economici. Questa è scienza, è biologia, ecologia, scienza della Vita e non mera speculazione.


Un nemico pubblico chiamato cinghiale

Un flagello minaccia l’Italia. Orde devastatrici della bestia nera si nascondono nel folto della macchia, pronte a scatenare la loro furia distruttrice al calar della notte, travolgendo tutto quello che incontrano sul loro cammino, e niente sembra poter fermare i discendenti di quella sottospecie di Sus scrofa giunta sin qui dalle lontane plaghe centroeuropee e non a caso denominata “Attila”. Ma non tutto è perduto: ogni anno un vero e proprio esercito della salvezza corre letteralmente alle armi pur di salvare i raccolti e, con essi, il popolo, dalla carestia e dalla fame. Il porco selvatico continua nel frattempo ad accoppiarsi senza ritegno, moltiplicandosi vertiginosamente. Non bastano 3 mesi all’anno di contrasto da parte dell’esercito regolare a furia di braccate, palle e pallettoni, comprese le operazioni di “disturbo notturno” condotte da squadre di irregolari, o i metodi da guerriglia fatti con lacci di acciaio per strangolare il temuto nemico. Nossignori, ci vuole ben altro che sparare alle femmine gravide: bisogna stanarlo, come i Talebani, dalle zone in cui trova rifugio, sterminarlo perchè non minacci più la sicurezza e l’economia di intere regioni. E pensare che gli stessi avversari di oggi erano entusiasti sostenitori di ieri, quando l’ambito suide veniva reclamato a gran voce e i solerti amministratori “ripopolavano” generosamente boschi e valli di verri e scrofe per il trastullo venatorio di elettori riconoscenti. Le cronache avvertono oggi che i cinghiali sono in soprannumero, il che minaccia le risorse agricole e persino la viabilità delle supersicure strade nazionali, e che bisogna organizzare dei corsi accelerati per contarli e poi dargli la caccia che si meritano. Qualcuno potrebbe obiettare che detti corsi sono inutili e dispendiosi, considerato che, se si sostiene che le presenze del selvatico sono eccessive (rispetto a che?), vuol dire che qualcuno li ha già contati. Viceversa, se ciò non è avvenuto, come si fa a dire che sono in soprannumero? A meno che, come pensano i malfidati, con la scusa del cinghiale non si voglia entrare dalla finestra dopo che la porta è stata chiusa; un modo volpigno e già sperimentato, per far tuonar le ferree canne anche laddove (parchi e riserve) la legge lo vieterebbe.

P. P.

domenica 27 marzo 2011

I PREDATORI DELLA NUTRIA: LE VOLPI

Come viene descritto dagli studi di letteratura scientifica sia nazionali che internazionali, il Coypu o Nutria (Myocastor coypus) presenta diversi nemici o predatori naturali anche negli areali di diffusione. Dato che questo roditore è stato importato quasi un secolo fa dal Sud America in tutta Europa tra cui in Italia, il meccanismo della coevoluzione ha avuto modo di svilupparsi generalmente bene verso il rapporto tra l’ecologia della nutria e la fauna locale. Diversi infatti sono i predatori locali appunto di questo castorino e grazie al bellissimo servizio fotografico di Luca Iancer, propongo qui le sequenze fotografiche (cliccare le foto per ingrandirle) che ritraggono un meccanismo di predazione di Vulpes vulpes verso Myocastor coypus (Nutria):

Come è possibile osservare, dapprima la volpe fiuta la nutria e la insegue. Il castorino, essendo appunto una preda, non si accorge subito della sua presenza e continua tranquillo la sua camminata alla ricerca di cibo. La volpe, giunta sufficientemente vicino si accinge ad attaccarlo e il roditore, ormai alle strette, si gira e tenta di difendersi. La volpe lo morde al collo per immobilizzarlo e ucciderlo. La nutria cerca di difendersi dapprima simulando (mimando) un atteggiamento minatorio, inarcando la schiena e mostrando i denti e poi, una volta nelle fauci della volpe, tenta disperatamente di fuggire graffiando con le unghie ma nonostante i suoi sforzi la volpe compie il sacrificio e la porta in un posto riparato per cibarsene. Poco dopo sopraggiunge un’altra volpe ed insieme possono consumare il pasto.
Grazie a questa importantissima e meravigliosa testimonianza fotografica, si è potuto dimostrare come anche nei nostri ecosistemi le nutrie siano entrate a far parte della catena alimentare divenendo prede di predatori autoctoni.
Personalmente ho potuto constatare la presenza di carcasse di nutrie uccise da volpi, per mezzo di tracce indirette, anche in Lombardia nel Parco Agricolo Sud Milano. Questi dati e studi sono molto importanti e dimostrano come la Natura sia in grado di autoregolarsi sempre. Le volpi (ma non solo) costituiscono quindi una risorsa naturalistica e biologica di estrema importanza per la conservazione dei nostri ecosistemi e per il controllo numerico della popolazione di questi roditori.


Si ringraziano per le bellissime foto e per la notizia:
Luca Iancer
http://www.sbic.it
http://bora.la/2010/12/29/volpe-preda-nutria-allisola-della-cona-le-foto/