domenica 15 febbraio 2009

Fermiamo il trappolaggio. Animali, un’inutile crudeltà

Molto spesso si sente usare la terminologia «animali nocivi», solitamente riferita a innocui animali colpevoli solo di disturbare le attività dell’uomo, in primis la caccia. Varie le considerazioni sull’argomento: molte volte la presenza inopportuna di animali è dovuta proprio all’uomo. Così è accaduto per i cinghiali, «selvaggina da ripopolamento venatorio», immessa in natura in condizioni già precarie e destinata comunque a prematura morte, per i «castorini» (nutrie), importati in Italia decenni fa per essere allevati per la produzione di pellicce, poi, una volta fallito l’esperimento, liberati sul territorio e considerati ora dannosi.
Se può essere vero che qualche volta questi animali provocano «danni» all’uomo, occorre anche pensare che l’uomo è ancora più dannoso per l’ambiente e gli animali stessi. Se i piccioni sporcano le facciate delle case o le strade, che dire dell’inquinamento causato dall’uomo? Con i lavori idraulici lungo i corsi d’acqua vengono a sparire i canneti dove gli uccelli costruiscono il nido, con le monocolture l’uomo crea un deserto faunistico nelle zone circostanti, e l’elenco è lungo...
Durante una recente sperimentazione di trappolaggio condotta nella pianura irrigua lombarda si è accertato che in oltre il 70% delle zone testate, catture giornaliere protratte per un periodo variabile da 14 a 92 giorni non hanno prodotto alcuna diminuzione della popolazione locale di nutrie. In estese aree agricole, interconnesse da una fitta rete di piccoli corsi d’acqua, il calo numerico ottenuto con i piani di eradicazione viene compensato in pochi mesi dalle nascite e da fenomeni di immigrazione: in breve il numero di animali torna ad essere lo stesso. Il continuo ricorso al trappolaggio non porta alcun vantaggio pratico e ha costi altissimi in termini economici e di sofferenza degli animali.
Vogliamo ricordare, con l’esempio delle nutrie, la sofferenza degli animali «altri», quelli non d’affezione, sofferenza che rimane perlopiù nascosta. L’approccio al problema del contenimento può essere intrapreso comunque, come è emerso anche dal recente convegno sulle specie alloctone in Italia, tenutosi a Milano. Occorre educare le Amministrazioni seriamente e correttamente, evitando tutti i maltrattamenti, qualunque sia la specie che ne è vittima e qualunque siano i motivi: nulla autorizza a procurare sofferenze fisiche e psichiche a un animale. Ogni animale prova i medesimi sentimenti di paura-gioia-dolore-voglia di vivere che ha qualsiasi umano. Troppo spesso si dimentica che gli animali sono esseri viventi esattamente come noi e si prendono decisioni terribili decretando la loro eradicazione. Come reagirebbe l’opinione pubblica se venisse decretata l’eradicazione di cani e gatti? Va superata la distinzione tra sofferenza e sofferenza, tra vita e vita. L’innocenza dell’animale, la sua lealtà e mitezza, il suo spontaneo fuggire da ogni violenza gratuita, sono mete ancora da raggiungere dalla maggior parte degli uomini.

Lav Mantova

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